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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 570
Brano: Socialista Italiano, Partito
Maffi (v.), Rodolfo Morandi e altri (il primo proveniva dall'organizzazione operaia riformista) e, per queste vie, ci si ricollegò al lavoro di revisione e tessitura “unitaria” lasciato in eredità dal “Quarto stato”. Era però una azione alquanto discontinua. Lo stesso si poteva dire dell'estate 1934 per il Centro interno (riconosciuto dalla Direzione socialista di Parigi e collegato a questa tramite Angelo Tasca), diretto da Morandi che aveva compiuto la propria scelta d’azione verso il P.S.I.. L’aspirazione del nucleo centrale di tale organizzazione, comprendente, oltre a Morandi, Maffi e Lucio Mario Luzzatto (v.), era una sorta di rifondazione del partito socialista nella teoria e nella prassi; in tale ricerca, il punto di riferimento consisteva principalmente nella ripresa e sviluppo della lotta di classe.
La rivista “Politica socialista” (v.) edita a Parigi dal settembre 1933 all'agosto 1935 e in mano [...] [...]assi; in tale ricerca, il punto di riferimento consisteva principalmente nella ripresa e sviluppo della lotta di classe.
La rivista “Politica socialista” (v.) edita a Parigi dal settembre 1933 all'agosto 1935 e in mano a Tasca, partita col sottotitolo « Per la rinascita socialista in Italia » e trasformatasi in « Rivista teorica del socialismo italiano », ricevette non pochi contributi dalla redazione italiana, che si identificava appunto col Centro interno.
Attività all’estero
Il 1934 per il P.S.I. fu un anno di svolta: venne concluso l'accordo con i comunisti (v. Patto di unità d'azione), si sciolse quello che delegava a “Giustizia e Libertà” il lavoro clandestino in Italia, i socialisti si assunsero in proprio la lotta contro il regime fascista e ne elaborarono autonomamente gli obiettivi e le prospettive.
II P.S.I. di Nenni e Saragat (Turati era morto nel 1932, Treves nel 1933) si distinse per l'assunzione di una posizione che non coincideva con quella delle grandi socialdemocrazie occidentali, era tendenzialmente critica delle tend[...] [...]ne commissario nelle Brigate Internazionali (v.).
Il successivo disfacimento del Fronte popolare in Francia, la sconfitta della rivoluzione in Spagna, il Patto di Monaco (v.) e poi quello di non aggressione russotedesco (v.) furono altrettanti colpi che eclissarono per alcuni anni (193943) la leadership di Nenni, il quale si era impegnato più di altri e col suo carattere impulsivo su una linea di unità d’azione coi comunisti. Intanto anche il Centro interno era stato sconvolto dagli arresti dell’aprile 1937 e ogni traccia di organizzazione cospirativa a livello nazionale era stata nuovamente dispersa.
Costituzione del P.S.I.U.P. e Resistenza
Faticosamente, fra il 1941 e 1942 Nenni riprese l’iniziativa, accentuando la critica delle destre socialdemocratiche (e collaborazioniste). Vennero anche riallacciati i rapporti con i comunisti, tanto che alla fine del 1941 esponenti del P.S.I., del P.C.I. e di “Giustizia e Libertà” poterono lanciare un primo appello unitario al popolo italiano.
In Italia, mentre avanzava la crisi politica e militar[...] [...]a che pure rappresentava. Lo si avvertì ben presto, chiaramente, anche sul terreno cospirativo e militare, nonostante che i socialisti fossero presenti, rappresentati ovunque e in ogni momento di lotta: dalle prime manifestazioni della Resistenza romana dopo l’8 settembre, alle rivendicazioni politiche più avanzate dei C.L.N. dell’Alta Italia, come al Congresso di Bari (v.) dei partiti antifascisti. Ma proprio a Milano, sulla scia del morandiano Centro interno e del più recente Movimento di unità proletaria, Lelio Basso (v.) era ostile all’unità antifascista, in nome di una tattica radicale.
In questa situazione, largamente riconosciuta dalla stessa memorialistica socialista, comunisti e azionisti si contendevano il primato fino dai primissimi giorni del nuovo ciclo antifascista e antitedesco. Le questioni di operatività e unità non erano agevoli per un partito non so
lo riaccorpato di fresco, ma stretto fra il dinamismo di un’intellettualità laica e antifascista che stava dando corpo alle Brigate “Giustizia e Libertà”, e la sperimentata capa[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 706
Brano: [...]uri e si ebbero anche diffusioni di copie dell’« Unità » e di Battaglie sindacali.
Queste testimonianze di lotta spinsero il Centro estero del P.C.d’I. ad accelerare la riorganizzazione del partito. Inoltre, l’attiva presenza dei giellisti riproponeva ai comunisti il problema di intensificare i contatti con la classe operaia per dare alla lotta antifascista un sicuro contenuto di classe.
Nel giugno 1930 venne decisa la riorganizzazione del Centro interno del P.C.d’I. ed Eros Vecchi ne fu designato responsabile per la Lombardia. Ma il Centro non durò a lungo: neppure un mese dopo, il 10 luglio, Camilla R aver a che era venuta a dirigerlo fu arrestata ad Arona insieme a Bruno Tosin e a Ergenite Gilli. Il Vecchi risultò essere un pericoloso provocatore.
Nonostante queste difficoltà, la volontà di lotta antifascista conquistava la coscienza della classe lavoratrice, determinando massicce ondate di arresti. Tra gli arrestati di quel periodo, si ricordano un gruppo di tassisti comunisti che avevano come loro organo il giornale clandestino La Ris[...] [...]Tra gli arrestati di quel periodo, si ricordano un gruppo di tassisti comunisti che avevano come loro organo il giornale clandestino La Riscossa, nonché un gruppo di tranvieri che faceva propaganda antifascista attraverso un foglio intitolato II Tranviere. Nell’ottobre 1930 caddero numerosi altri comunisti, tra cui l’operaio Romano Bessi, nuovo responsabile dell’organizzazione milanese, dopo di che non fu più possibile, per lungo tempo, avere un Centro interno. Nell’aprile 1931 Pietro Secchia ebbe l’incarico di riorganizzare l’attività clandestina, ma anche questa volta la polizia fascista intervenne, arrestando lo stesso Secchia e altri dirigenti comunisti. L’organizzazione rimase tuttavia parzialmente in piedi e Vincenzo Angelino, inviato poco dopo da Parigi, potè riprendere i contatti, dando vita a una larga diffusione di materiale di propaganda antifascista nelle fabbriche milanesi. Quando la polizia riuscì a mettere le mani anche su questa organizzazione, risultavano funzionanti cellule nelle officine Radaelli, Motomeccanica Bianchi, Alfa Rome[...] [...]meo, O.M., Pirelli, Marei li, Bori etti, Velox. Tra il materiale sequestrato vi erano anche tessere fasciste (in effetti il IV Congresso del P.C.d’I., svoltosi a Colonia, aveva impartito ai militanti comunisti in Italia direttive di infiltrazione nei sindacati fa
scisti e nelle altre organizzazioni del regime).
Esito negativo ebbero nuovi tentativi e, dopo l’arresto di Luigi Frausin (marzo 1932), il Partito decise di rinunciare ad avere un Centro interno milanese per non mettere a repentaglio l’intera organizzazione clandestina esistente nella capitale lombarda. Si andò invece rafforzando, soprattutto da parte dei socialisti, la tendenza a favorire una linea politica che permettesse una fattiva collaborazione tra tutte le forze antifasciste operanti a Milano.
Nel gennaio 1932 Rodolfo Morandi, Lucio Luzzatto e altri si distaccarono da « Giustizia e Libertà » denunciandone la carenza di ogni contenuto ideologico socialista e operarono una scissione che rappresentò il primo passo di riavvicinamento dei socialisti alle posizioni comuniste. D’a[...] [...]i ogni contenuto ideologico socialista e operarono una scissione che rappresentò il primo passo di riavvicinamento dei socialisti alle posizioni comuniste. D’altra parte, in alcune fabbriche milanesi (Acciaierie Lombarde, Marelli, Alfa Romeo, Breda) gli operai comunisti già da tempo svolgevano la loro attività sindacale insieme ai socialisti.
Mentre a Milano il gruppo giellista era in declino, tanto che Rosselli decise di spostare a Torino il Centro interno del movimento, l’iniziativa di Morandi vi rilanciò la presenza socialista senza però coinvolgere i socialdemocratici, che preferirono collaborare con i giellisti, e il movimento cattolico detto dei « guelfi » che comparve verso la fine del 1932 (v. Guelfo, Movimento). Questo nuovo gruppo, che si riallacciava alla tradizione di sinistra del disciolto Partito Popolare, ed era diretto da Piero Malvestiti e
Manifestazione in piazza del Duomo a Milano, per la celebrazione dell’anno XI dell'era fascista (28.10.1933)
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 705
Brano: Milano
l.’oii. ,\Mo ;*Ili* <h un;» wliur.».
I fascisti guidano i tram di Milano durante lo nerale dell’agosto 1922
La lotta clandestina del P.C.d'I.
Dalla fine del 1926, messi fuori legge i partiti di opposizione, la principale forma di resistenza attiva al fascismo venne dall’organizzazione comunista clandestina. Il primo « Centro interno » del Partito comunista d’Italia, impiantato a Milano, fu scoperto dalla polizia nel gennaio
1927. Durante la perquisizione venne rinvenuto il materiale di propaganda, sicché i tre responsabili dell’organizzazione furono arrestati e condannati dal Tribunale speciale a 7 anni di carcere.
Sempre a Milano, il 3.2.1927 la Direzione della C.G.L. annunciò il proprio autoscioglimento. Il segretario generale Rinaldo Rigola e altri dirigenti riformisti passarono di fatto al fascismo (v. Associazione nazionale studio), ma la classe operaia milanese non si arrese, denunciò il tradimento e, il 20 f[...] [...], diffuso a Milano in occasione del Primo Maggio 1927, invitava gli operai a sostenere le organizzazioni di classe e a rispondere all’organizzazione di guerra da parte della borghesia con la preparazione dell5 « insurrezione armata ». Si prevedeva un nuovo conflitto europeo a breve scadenza e quindi si lanciava la parola d’ordine di trasformare la guerra imperialista in guerra civile.
Nella seconda metà del 1927 la questura individuò il nuovo Centro interno comunista di Milano. Gino Morellato, Giovanni Grilli e Umberto Ghini, sorpresi mentre stavano impaginando un giornale clandestino [La Verità) vennero arrestati e condannati dal Tribunale speciale a
7 anni ciascuno di reclusione. A seguito degli arresti, i contatti con Milano continuarono a essere tenuti da Pietro Secchia e da Luigi Bagno
lati finché, dopo numerose altre « cadute », la Direzione del P.C.d’I. decise di sopprimere il Centro interno. Nel periodo 192829 i contatti tra la Direzione del partito e gli antifascisti milanesi furono così tenuti da coraggiosi corrieri clandestini, per la maggior parte individuati e fermati dalla polizia politica. Ma nonostante gli arresti e le persecuzioni poliziesche, Milano continuò a essere il centro dell’antifascismo italiano.
I socialisti
Anche * Partito socialista riuscì a creare a Milano la propria organizzazione clandestina: con il viaggio qui compiuto nel 1928 da Gabriele De Rosa (v.) fu organizzato un incontro con i nuclei clandestini socialisti di Torino, Cuneo, Genova e prese a[...] [...]e: nell’aprile 1928 l’attentato contro Vittorio Emanuele III compiuto in piazzale Giulio Cesare (v. Fiera di Milano), probabilmente per iniziativa degli stessi fascisti, permise alla polizia di arrestare e disperdere i Gruppi goliardici per la libertà. Lelio Basso (v.), che ne era l’organizzatore, fu inviato al confino per 3 anni.
Movimento giellista
Anche il movimento di « Giustizia e Libertà» (v.), costituito a Parigi, ebbe a Milano un « centro interno », diretto da Ernesto Rossi e Riccardo Bauer (v.).
Nel 1929 sorse un comitato unitario tra giellisti e socialisti. A rappresentare questi ultimi entrarono Giuseppe Faravelli (v.), Roberto Veratti e Dino Gentili, mentre Riccardo Bauer, Ferruccio Parri e Sandro Pertini rappresentavano i giellisti.
II gruppo si pose il problema di col
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 707
Brano: [...]naccia di cedimento di fronte all’azione di recupero che, intanto, il fascismo continuava a svolgere. Il caso di Rinaldo Rigola e poi quello del riformista Emilio Caldara (v.) che, dietro invito personale di Mussolini, si era dichiarato disposto a curare una rivista « culturale », dimostravano la necessità di una ripresa della battaglia antifascista caratterizzata da un preciso contenuto di classe.
Nei primi mesi del 1934 nacquero a Milano il Centro interno socialista e il Fronte unico antifascista, al quale vennero invitati a collaborare giellisti, comunisti, anarchici e repubblicani. Tra i socialisti vi aderirono Lelio Basso, Lucio Luzzatto, Marco Riccardi, Umberto Recalcati, Domenico Viotto, Aligi Sassu, Antonio Pesenti, Alcide Malagugini, Bruno Maffi; tra i comunisti, Franco Antolini e Mario Venanzi. Aderirono al Fronte anche alcuni repubblicani e neoliberali.
La nuova iniziativa ebbe notevole risonanza e la sua presenza favorì in modo determinante la ripresa della lotta antifascista a Milano. Tra i nuovi militanti è da ricordare il giova[...] [...]o Antolini e Mario Venanzi. Aderirono al Fronte anche alcuni repubblicani e neoliberali.
La nuova iniziativa ebbe notevole risonanza e la sua presenza favorì in modo determinante la ripresa della lotta antifascista a Milano. Tra i nuovi militanti è da ricordare il giovane Raffaele De Grada (v.) che, dopo aver organizzato gruppi antifascisti studenteschi, assicurava ora il collegamento tra il Fronte e gli ambienti intellettuali lombardi.
Il Centro interno socialista fu duramente colpito dalle persecuzioni poliziesche. Antonio Pesenti (v.), che allora militava nel P.S.I., venne condannato dal Tribunale speciale a 24 anni di carcere e Marco Riccardi fu invece assassinato dalla polizia. Nonostante le gravi perdite, il Fronte unico continuò nella sua azione di propaganda, estendendola anche fuori del capoluogo lombardo. Vi aderirono, tra gli altri, il Gruppo rosso di Aligi Sassu e nuclei di studenti organizzati da Della Porta.
Nel 1935 le organizzazioni socialiste nell’Italia settentrionale erano ormai numerose.
Etiopia e Spagna
All'appro[...] [...]la crisi del regime era giunta a tale punto che né la sorveglianza poliziesca né la censura potevano soffocare il diffuso sentimento antifascista. Insieme al diffondersi degli episodi di spontaneo dissenso, andò rinsaldandosi la cospirazione organizzata: nel 1941 comunisti, socialisti e giellisti, superando difficoltà e contrasti, sottoscrissero un appello unitario contro la guerra. Nello stesso anno il P.C. d’I. decise di ricostruire il proprio Centro interno, inviando in Italia Umberto Massola (v.) con il compito di stabilire collegamenti con le organizzazioni piemontesi e lombarde.
A Milano i giellisti si incontrarono per discutere i primi punti programmatici che avrebbero dato vita al
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 823
Brano: [...]gge, i suoi interessi si rivolsero allo studio dell’opera di Giuseppe Mazzini e poi al marxismo, che lo ispirò nella realizzazione della sua Storia della grande industria moderna in Italia (Edizioni Laterza, 1931). In quegli stessi anni Morandi maturò una profonda coscienza antifascista, che lo portò in un primo tempo ad aderire al movimento di « Giustizia e libertà » e subito dopo al Partito socialista, del quale organizzò a partire dal 1930 il Centro interno a Milano (v.).
Dal 1931 stabilì rapporti politici con il Partito comunista d’Italia, che era già una grande forza organizzata e con ampi collegamenti.
Verso la fine del 1931, dopo aver preso i suoi primi contatti con i comunisti, Morandi scrisse: « Noi non proveremmo alcuna riluttanza a operare nei quadri dei Partito comunista, solo che esso ammettesse oggi il libero atteggiamento critico nei confronti dell’esperienza russa e delle carattéristiche proprie che ha da assumere una nuova rivoluzione proletaria, quella italiana in specie ».
Svolgendo la professione forense a Milano e coll[...] [...]lcuna riluttanza a operare nei quadri dei Partito comunista, solo che esso ammettesse oggi il libero atteggiamento critico nei confronti dell’esperienza russa e delle carattéristiche proprie che ha da assumere una nuova rivoluzione proletaria, quella italiana in specie ».
Svolgendo la professione forense a Milano e collaborando alla stampa clandestina e a talune pubblicazioni legali, tenendo i contatti con vari gruppi antifascisti, diresse il Centro interno socialista fino al 1937, contribuendo non poco a elaborare la moderna concezione del socialismo italiano, permeato di spirito unitario nei confronti di tutte le forze antifasciste e in particolar modo verso quelle della classe operaia. Diretto da Morandi, il Centro interno socialista si distinse d’altra parte non solo per il suo spirito di collaborazione e di franco confronto nei riguardi dei comunisti, ma anche per la sua autonomia rispetto allo stesso Centro estero socialista: nel rifiuto di certe correnti di destra del Partito, maturò un ripensamento critico del
Rodolfo Morandi (1947)
movimento e della sua tradizione, per giungere a una « riqualificazione classista » del P.S.I.. Autonomia, classismo, visione libertaria non si accompagnavano in Morandi ad alcun elemento di chiusura e di settarismo, rendendosi egli ben conto della priorità dei momenti un[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 289
Brano: [...]ndosi da vivere come impiegato presso l’Unione delle cooperative per i lavoratori all’estero (diretta da Nullo Baldini) che forniva gran parte dei mezzi necessari all’attività politica degli emigrati. Benché nutrisse forti diffidenze verso i comunisti, nel 1934 Rugginenti accettò la linea dell’unità d'azione fra socialisti e P.C. d’I., ma la sua attività fu notevole soprattutto sul piano pratico, nel provvedere la stampa clandestina destinata al Centro interno socialista e ai gruppi di “Giustizia e Libertà” (v.) operanti in Italia.
Acquistata un’ottima esperienza giornalistica, nel 1933 fondò con Angelo Tasca la rivista Politica socialista (v.) e nel 1936, dopo la partenza di Nenni per la Spagna, sostenne da solo la direzione del “Nuovo Avanti”.
Membro del direttivo del Comitato internazionale di difesa e di aiuto dei prigionieri politici in Italia, braccato dalla polizia italiana dall’aprile del 1937 quale autorevole dirigente del Centro interno socialista (i cui esponenti erano stati arrestati), durante il XXIII Congresso del P.S.I. a Parig[...] [...]e Libertà” (v.) operanti in Italia.
Acquistata un’ottima esperienza giornalistica, nel 1933 fondò con Angelo Tasca la rivista Politica socialista (v.) e nel 1936, dopo la partenza di Nenni per la Spagna, sostenne da solo la direzione del “Nuovo Avanti”.
Membro del direttivo del Comitato internazionale di difesa e di aiuto dei prigionieri politici in Italia, braccato dalla polizia italiana dall’aprile del 1937 quale autorevole dirigente del Centro interno socialista (i cui esponenti erano stati arrestati), durante il XXIII Congresso del P.S.I. a Parigi (giugno 1937) si contrappose per la prima volta a Nenni, imputandogli di sopravvalutare il Patto di unità d’azione con i comunisti (dei cui intenti unitari per un blocco di forze antifasciste democratiche dichiarò di dubitare), ma non si oppose all’ingresso del P.S.I. neWUnione Popolare, di fatto egemonizzata dal P.C. d’L Nel corso
del medesimo congresso venne eletto vicesegretario del partito, ma non potè esercitare a lungo il mandato perché, colpito da un tumore, morì pochi mesi dopo.
M.[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 56
Brano: [...] riunioni clandestine, Girolamo Li Causi, Pietro Secchia, Celeste Negarville, Fidia Sassano. Non lontano dalla villa, fra il verde, Alfonso Leonetti e Pia Carena dirigevano l’ufficio di stampa e propaganda “agitprop”.
Fra i compagni che si recavano a trovarla a quel tempo, in un ricordo di Serena Seidenfeld Camilla Ravera sarà così descritta: « Dall'aspetto esile con una massa di magnifici capelli castani e occhi molto espressivi: dirigeva il Centro interno del partito in condizioni molto difficili con fermezza e semplicità; mi parve l'incarnazione della modestia ».
A Parigi, Togliatti intanto costituiva il Centro estero del partito. Si tennero quindi alcune riunioni nella capitale francese e a Basilea, in Svizzera. La Ravera, anche perché cominciava ad avere dubbi di essere stata individuata dalla polizia, nell’agosto del 1927 si trasferì a Lugano. Qui la raggiunsero Togliatti, Grieco e Tasca. A Basilea si svolse la II Conferenza nazionale del P.C. d’I., ma Camilla Ravera non potè parteciparvi perché si era intanto ammalata di polmonite. Era[...] [...]tanni 19131943 (Roma, 1973), Camilla consegnerà i ricordi del “disgelo”.
Pur convalescente, partecipò ai lavori del VI Congresso deH’Internazionale Comunista, come rappresentante per l’Italia con Togliatti. Una ricaduta nella malattia la portò a Parigi e nel 1929, per una completa convalescenza, a SaintCloud.
Nel 1930 rientrò in Italia. A Intra, sul lago Maggiore, in una casetta presa in affitto in compagnia di Ergenite Gili, ricostituì il Centro interno. Prese contatti con Battista Santhià, con Ezio Zanelli [Lenti) e con Bruno Tosin. Il collegamento era riallacciato. Si fece inviare da Parigi i clichés della testata de “l’Unità” e fece uscire nuovamente il giornale. Ma nel partito era riuscito a infiltrarsi Eros Vecchi con l’incarico di scoprire la vera identità di “Micheli”, da tutti creduto un uomo, e riferirne all’Ovra.
Il 10.7.1930, ad Arona (Novara), mentre in compagnia della Gili Camilla era in attesa di un incontro con Tosin accanto a una bancarella di libri, le due compagne furono circondate dai poliziotti ed entrambe arrestate, c[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 598
Brano: [...]rattenuto in carcere per
13 mesi, ma non essendo riuscita la polizia a trovare prove concrete a suo carico per deferirlo al Tribunale speciale, venne rilasciato. D’accordo con il Partito, decise allora di espatriare e nel 1929 si trovò a Parigi, presso il Centro estero del P.C.I., membro del Comitato centrale della Federazione giovanile comunista.
Dopo le grandi retate compiute dalla polizia fascista nel 1928 e l’arresto dei componenti del Centro interno operante in Italia, Massola fu incaricato dal Partito di rientrare clandestinamente nel paese. Seguendo tale direttiva egli si portò a Trieste dove, nel 1930, organizzò uno sciopero di operai « ribattini » nel cantiere navale, la prima manifestazione di lotta di questo tipo realizzata in Italia dopo l’instaurazione della dittatura.
Inviato successivamente a Mosca per seguire i Corsi leninisti, vi rimase circa due anni. Nel 1933 rientrò in Francia, dove lavorò presso il Centro estero del Partito fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
Gli scioperi del marzo 1943
Nel 1939, con[...] [...]ito fino alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
Gli scioperi del marzo 1943
Nel 1939, con un nuovo incarico del Partito, rientrò in Italia e passò poi in Jugoslavia, da dove riallacciò i contatti con le organizzazioni comuniste clandestine di Milano e Torino.
Dopo l’entrata in guerra deH’Italia (giugno 1940) l’organizzazione comunista clandestina estese sempre più la propria rete nel paese, creando le premesse per l’esistenza di un Centro interno permanente. Fu appunto con questo incarico che l’1.8.1941 Massola tornò a stabi
lirsi in Italia. Sotto la sua direzione vennero stampati clandestinamente Il grido di Spartaco (v.) f rUnità e II Quaderno del Lavoratore.
Con un intenso lavoro di organizzazione, propaganda e agitazione vennero anche create le premesse dei grandi scioperi del marzo 1943 (v.) che, da Torino, si estesero a Milano, alla Liguria, alla Venezia Giulia e all'Emilia, prolungandosi fino all’aprile. Questi scioperi (ai quali il nome di Massola è particolarmente legato), insieme al successivo sbarco alleato in Sicilia[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 456
Brano: [...]ani; Secchia fu costretto ad abbandonare una sua proposta di costituire squadre di « Giovani arditi antifascisti » per la lotta armata e dovette — sia pure « in sordina e di sfuggita »
— farsi l’autocritica (Secchia, L'Azione ecc., cit., pp. 339347; AS, 159).
Nell’ottobrenovembre “Botte” fu per oltre un mese in Italia (Milano, Torino, Genova, Bologna, Roma) al
lo scopo di ricucire i rapporti tra i gruppi clandestini dopo la “caduta” del Centro interno (Ravera, Santhià, Zanelli) avvenuta in luglio. L’1.1.
1931 egli vi ritornò quale responsabile del nuovo Centro interno, composto da una trentina di compagni, che doveva preparare il IV Congresso del partito. Durante la sua permanenza in Italia — interrotta a fine febbraio per un viaggio a Zurigo, dove riferì della sua missione a Togliatti — Secchia partecipò ai congressi provinciali di Torino, Modena (Carpi), La Spezia, Milano, Alessandria. Alla fine di marzo la maggior parte dei ventotto delegati di base al congresso del partito era già riuscita a espatriare. Il 3 aprile “Botte” fu arrestato a Torino, dove si era recato per mettere riparo ad altri arresti già avvenuti. Al congresso, tenutosi dal 12 al 21 apr[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 548
Brano: [...]isulta dai rapporti di polizia e dalle sentenze del Tribunale speciale, era strettamente fusa a quella del partito e volta in massima parte a produrre e diffondere materiale di propaganda antifascista, nonché a costituire un’organizzazione capillare clandestina sui luoghi di lavoro, in fabbrica e nelle campagne, solo in qualche caso nelle Università (si vedano le voci su Giuseppe Boretti ed Eugenio Giovannardi).
Nel 193031, per iniziativa del Centro interno diretto da Celso Ghini (v.), il movimento giovanile comunista si sviluppò su scala nazionale attraverso 5 segretariati interregionali, ma nell'aprile 1931 Ghini e altri, fra i quali il milanese Ferdinando Maggioni (v.), il reggiano Desiderio Cugini (v.), il pavese Luigi Salvaneschi (v.), il bolognese Claudio Melloni (v.), il cesenate Berto Alberti (v.), complessivamente 30 dirigenti, vennero processati e in massima parte condannati a gravi pene. Fu questo un colpo particolarmente duro che, insieme a quelli subiti nello stesso tempo dal partito, indusse a rivedere criticamente (non solo in Ita[...] [...]ù ristretta di fiducia [...] Risultati positivi e qualche movimento si avevano, e in misura ridotta, solo in alcune zone [...] come l’Emilia Romagna e la Toscana. Altrove [...] della Federazione giovanile comunista restavano appena tracce. [...] La nostra attività, la nostra politica e il nostro modo di lavorare [...] furono bocciati dagli operai di Torino, di Milano, di Genova» (p. 176).
Nel febbraio 1931 era stato designato responsabile del Centro interno della F.G.C.I. Giordano Pratolongo (v.) che, arrestato poco dopo il suo arrivo a Bologna (7.5.1931), sarà condannato con Melchiorre Vanni (v.) a 12 anni di reclusione per « tentativo di insurrezione armata ». Date le reali condizioni del Paese, cercare di applicare la linea di lotta “rivoluzionaria” uscita dal Congresso di Colonia era puro velleitarismo, per di più in contraddizione con la parola d'ordine di entrare nelle organizzazioni di massa fasciste, sia pure al fine di “disgregarle” daH’interno.
Dopo sei mesi trascorsi a Mosca come delegato italiano in seno al K.I.M., all’inizio del [...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Centro interno, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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<---C.V.L. <---Filosofia <---Fronte Rosso <---G.L. <---Italia Libera <---K.I.M. <---Medicina <---P.N.F. <---P.S. <---P.S.D.I. <---P.S.I.U.P. <---Pietro Tresso <---Rigoletto Martini <---Scienze <---anticomunista <---antimilitarista <---apprendista <---d'Italia <---dinamismo <---giellista <---ideologia <---imperialismo <---marxismo <---marxista <---massimalisti <---nazifascista <---naziste <---nell'Italia <---professionisti <---riformiste <---riformisti <---settarismo <---sindacalismo <---squadristi <---staliniana <---terrorismo <---Agraria <---Alessandro Sinigaglia <---Arditi del popolo <---Battaglione Alpini <---Benedetto Croce <---Borgo San Dalmazzo <---Brigata G <---Brigata G A P <---C.G.L. <---Capanna Stoppani <---Concetto Marchesi <---D.C. <---D.L. <---De Gasperi <---Dino Saccenti <---Dopo I <---E.C. <---E.P.L.J. <---Eugenio Curiel <---F.G. <---FIAT <---Ferruccio Parri <---Friuli-Venezia <---Fronte Popolare <---G.A. <---G.B. <---G.U.F. <---Gerolamo Li Causi <---Girolamo Li Causi 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